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Esecuzione integrale concertistica e discografica delle romanze per canto e pianoforte di Francesco Paolo Tosti

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A Song of a Life

Esecuzione integrale concertistica e discografica  delle romanze per canto e pianoforte di Francesco Paolo Tosti

Mi sembra indispensabile presentare l’integrale discografica A Song of a Life, richiamando direttamente quanto scritto da Francesco Sanvitale ideatore del progetto nato in collaborazione con l’Associazione Amici della Musica di Foligno e direttore emerito dell’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona, deceduto prematuramente ad aprile del 2015:

Questo nuovo progetto che non sostituisce l’altro, né vi si sovrappone, si caratterizza per un taglio diverso cui contribuiscono varie componenti: l’esecuzione, per la prima volta in forma integrale e sistematica, dei brani di Tosti per canto e pianoforte in 20 concerti a Foligno ed Ortona […]; la seconda caratteristica è la scelta cronologica delle esecuzioni […]

Questi elementi di novità che caratterizzano il nuovo progetto che stiamo portando avanti oggi possono essere considerati in una luce diversa dopo le prime registrazioni. Infatti l’intuizione di Sanvitale si è rivelata corretta. Uscire dal consueto repertorio tostiano, quello consolidato nel repertorio: Malia, ‘A Vucchella, Marechiare, Ideale, L’alba separa dalla luce l’ombra, ecc. per affrontare qualcosa che poteva essere rischioso. Eravamo proprio sicuri che tutte le composizioni di Tosti fossero realmente interessanti ? E che potessero essere apprezzate da un pubblico già condizionato dagli ascolti degli evergreen ? Nessuno, nemmeno gli interpreti tostiani più raffinati, avevano affrontato ancora il repertorio del maestro ortonese in questa ottica e quindi le idee e le supposizioni, suffragate da una inconfondibile cifra stilistica dovevano comunque essere confermate. Con il progetto discografico abbiamo avuto la definitiva conferma. La possibilità di ascoltare i brani composti nello stesso periodo, uno accanto all’altro, ci ha aperto uno scenario diverso che ha confermato alcuni elementi già chiari. Prima di tutto la capacità che Tosti aveva di affrontare un testo e di tradurlo con efficacia in musica. E visto che i testi prescelti erano diversissimi per lingua (italiano, inglese e francese), per contenuto, per occasione, per destinazione, non era semplice l’operazione artistica. Per fare un paragone con il teatro o il cinema un grande attore si riconosce per la sua duttilità e per  la capacità di rendere i personaggi in modo diverso, meravigliando per le doti camaleontiche. A volte gli attori invece interpretano quasi sempre lo stesso personaggio, sebbene con qualche variante. Per la musica può essere lo stesso. Nel nostro caso invece Francesco Paolo Tosti è riuscito a fondere mirabilmente musica e testi creando una grande varietà di soluzioni. Quel mondo tostiano che a volte potrebbe sembrare confinato e a volte costretto entro le dinamiche amorose positive e negative, dell’amore ricambiato o avversato, inespresso, non compreso, impossibile, subito o anelato,  mostra nella proposta cronologica altri scenari. Questo risultato è esaltato dagli interpreti prescelti che sono degli specialisti del repertorio tostiano ancorché spesso giovani o giovanissimi in quanto vincitori del concorso internazionale celebrato ad Ortona e dedicato all’interpretazione della romanza da salotto. Si tratta in questo caso dell’altro aspetto cruciale che determina le scelte congiunte dell’ente ortonese e dell’Associazione Amici della Musica di Foligno e del suo direttore artistico Marco Scolastra. Infatti gli interpreti in quanto, come oggi si dice, coautori hanno una responsabilità molto grande. Non a caso lo staff dell’Istituto Nazionale Tostiano (i pianisti Isabella Crisante, Marco Moresco, Luisa Prayer) e il maestro Scolastra sono attenti alle scelte che devono rispondere a specifiche caratteristiche artistiche ed interpretative ma anche linguistiche vista la pluralità delle lingue tostiane. Cosa nient’affatto banale. Nell’anno delle celebrazioni della morte del grande compositore italiano (1916-2016) questo patrimonio di musica e di arte deve essere riproposto e veicolato secondo una matura consapevolezza critica che poggia sui trentatré anni di vita dell’Istituto Nazionale Tostiano e sugli studi di Francesco Sanvitale che, anche nel prefigurare il progetto discografico dell’integrale tostiana, ha riconfermato il suo grande intuito. Quindi l’anno di Francesco Paolo è indubitabilmente anche l’anno di Francesco.

 Gianfranco Miscia